Storia come specchio della nostra esistenza. Sai una cosa che mi ha sempre fatto impazzire? Quando leggo un libro di storia e all’improvviso… bam! Mi ritrovo in quello che stavo leggendo. Tipo l’altro giorno stavo sfogliando Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg (Einaudi, Torino, 1976) – fantastico, te lo consiglio – e praticamente questo mugnaio del Cinquecento, Menocchio, aveva delle idee sul mondo che… boh, sembravano uscite da un post su Facebook di oggi! Ecco, è proprio questo che mi frega della storia: non è roba morta, è specchio di chi siamo adesso.
No aspetta, fammi spiegare meglio. Quando Marc Bloch – quello che poi i nazisti hanno ammazzato, poveraccio – scriveva in Apologia della storia (pubblicato postumo in Francia nel 1949, Einaudi) che “l’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato”, secondo me voleva dire proprio questo. Cioè, praticamente noi pensiamo di essere speciali, unici, mai visti prima… e invece? Siamo sempre gli stessi! Le stesse paure, gli stessi casini, solo con vestiti diversi.
Mi ricordo che alle superiori odiavo la storia, giuro… beh quasi. Poi ho letto Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond (Einaudi, Torino, 1997) e ho capito che… cavolo, la geografia determina più cose di quanto pensiamo! Tipo, perché gli europei hanno conquistato le Americhe e non viceversa? Non perché fossero più intelligenti, ma per un insieme di fattori geografici, climatici, biologici.
Per approfondire questo tema, si consiglia la lettura di “Comprendere i grandi eventi storici attraverso il pensiero critico“, dove esploriamo come le figure storiche possano illuminare le dinamiche sociali contemporanee.
La Storia come Specchio delle Dinamiche Umane

A proposito di specchi… sai cosa mi ha sempre colpito in la storia come specchio? Quando leggi della Peste Nera del Trecento e poi vivi una pandemia nel 2020. Praticamente identiche le reazioni! La gente che dava la colpa agli stranieri, le teorie del complotto, i negazionisti… Barbara Tuchman in Uno specchio lontano (Mondadori, Milano, 1979) lo racconta benissimo. Anzi, se vuoi farti due risate amare, vai sul sito del National Geographic che hanno fatto un parallelo pazzesco.
Diciamo che la storia è come una seduta di terapia collettiva, no? Tipo quando Freud parlava del “ritorno del rimosso”… ecco, noi rimuoviamo continuamente pezzi del nostro passato e poi – tac! – ce li ritroviamo davanti. L’Olocausto, per dire. Primo Levi in Se questo è un uomo (Einaudi, Torino, 1947) ci aveva avvertiti: può succedere di nuovo. E infatti… guarda cosa succede oggi con i migranti, i campi di detenzione, la disumanizzazione sistematica. Fa venire i brividi.
Quando la Storia come Specchio Rivela
Ma la cosa che mi colpisce di più – e qui divento un po’ filosofico, scusami – è come usiamo la storia per giustificare qualsiasi cosa. Tipo i politici che citano la Roma Antica per ogni stronzata… come se Cesare avesse qualcosa a che fare con le rotonde di oggi! Eric Hobsbawm lo spiegava benissimo in L’invenzione della tradizione (Einaudi, Torino, 1983): praticamente inventiamo tradizioni “antiche” quando ci servono.
L’altro giorno guardavo sulla Treccani la voce “identità nazionale” e… quante balle ci raccontiamo! Il Risorgimento, per esempio. Ce lo vendono come questo momento glorioso di unità nazionale, ma in realtà? Metà Italia manco sapeva cosa stesse succedendo! Denis Mack Smith in Storia d’Italia (Laterza, Bari, 1959) lo dice chiaro: più guerra civile che liberazione.
Insomma, per me la storia non è quella roba polverosa dei musei. È uno specchio – a volte deformante, ok – dove vediamo chi siamo davvero. E forse, se la studiassimo meglio invece di ripetere sempre gli stessi errori… boh, magari no, siamo troppo testardi. Ma almeno capiremmo perché siamo così fessi!
Esplorare la storia come specchio ci invita a una riflessione più profonda sulla nostra identità collettiva e sul percorso dell’umanità attraverso i secoli
Storia come Specchio: Lezioni per il Presente
Quando parliamo di crisi istituzionali ricorrenti, la Chiesa nel vuoto: crisi e rinascita della fede ci mostra come anche le istituzioni spirituali attraversino cicli storici simili. La storia come specchio ci rivela che le crisi di fiducia, le perdite di credibilità, i momenti di vuoto… sono tutti pattern che si ripetono, che si tratti di imperi, chiese o democrazie.
Insomma, per me la storia non è quella roba polverosa dei musei. È uno specchio – a volte deformante, ok – dove vediamo chi siamo davvero. E forse, se la studiassimo meglio invece di ripetere sempre gli stessi errori… boh, magari no, siamo troppo testardi. Ma almeno capiremmo perché siamo così fessi!
Esplorare la storia come specchio ci invita a una riflessione più profonda sulla nostra identità collettiva e sul percorso dell’umanità attraverso i secoli.

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