Non tutto è stato detto sulla battaglia di Waterloo. Voi direte: “Beh, eccone un altro che tira fuori qualcosa di diverso! Forse un’interpretazione fantasiosa su Napoleone e sul perché non riuscì a vincere.”
In realtà no. Vorrei parlarvi di questa battaglia come si parla a un amico davanti a una tazza di caffè. A proposito, a voi come piace prenderlo il caffè? Amaro, con dolcificante, macchiato… Insomma, a prescindere dai gusti ed escludendo il fatto che c’è chi lo prende amaro, un pochino di zucchero quasi tutti lo mettono.

Il mistero del collegamento

A questo punto vi starete chiedendo: che c’entra il caffè con la battaglia di Waterloo? C’entra, c’entra, fidatevi. Soprattutto c’entrano i cadaveri sparsi sul campo di battaglia: circa 20.000 soldati morti.
E se vi dicessi che il numero non è mai stato definito correttamente? Sì, lo so, tutti i libri danno delle cifre approssimative. Ma perché non è mai stato stabilito con precisione? E soprattutto, cosa c’entra con il nostro caffè?

Gli scrittori e la grande battaglia

In molti si sono cimentati a scrivere aneddoti su questa importantissima battaglia. Si tenne il 18 giugno 1815, mentre si stava svolgendo il Congresso di Vienna tra balli e festeggiamenti vari. Questi eventi segnavano la fine di un’epoca densa di rivoluzioni e innovamenti politici e sociali.
Tra gli scrittori, mi piace citare Victor Hugo. Forse scrisse il suo romanzo con una penna particolare, citata da Carlos Ruiz Zafon nel suo celebre libro “Il prigioniero del Cielo”. Ma non era di questo che volevo parlare – scusate la digressione.
Stavamo parlando di Hugo, Victor, nel suo memorabile libro Les Misérables (Bruxelles: A. Lacroix, Verboeckhoven et Cie, 1862, 10 volumi). In questo libro viene citata la battaglia: “Waterloo non è una battaglia; è il mutamento di fronte dell’universo.”
Naturalmente non fu il solo a parlarne, anche Walter Scott parlò di Waterloo: nel 1816 pubblicò il poema The Field of Waterloo. E come dimenticare Stendhal, che ne La Certosa di Parma racconta la battaglia attraverso gli occhi sconvolti e incerti di Fabrizio del Dongo, dando vita a un’immagine caotica e cruda, ben lontana dall’epicità tradizionale.

La scomparsa dei morti

Ancora disorientati? Ok, lo ammetto: la sto facendo un po’ lunga nel raccontarvi questa storia. Eppure tutto corrisponde a verità. I morti, in quella battaglia, sparirono. Non se ne seppe più nulla.
Come è stato possibile, vi starete chiedendo? Ebbene, quei morti divennero la materia prima di una o più fabbriche di raffineria di zucchero nelle vicinanze. Qualcuno pensò bene (direi piuttosto male) di sfruttare la situazione per monetizzare il tragico evento.
Quei soldati che combatterono per degli ideali nobili divennero polvere… non nel senso biblico. Possiamo dire che le loro ossa furono essiccate e frantumate. Siccome presentavano lo stesso colore dello zucchero raffinato, furono mescolate con esso e poi rivendute a prezzi concorrenziali. Questo andò a rimpinguare le casse di quelle modeste fabbriche a conduzione familiare che, fino all’evento della battaglia, erano costrette a sbarcare il lunario per pochi spiccioli.

Credo che non ci sia altro da aggiungere.
Buon caffè?

A questo punto diventa doveroso, però, dare delle informazioni per ciò che concerne la ricerca che ho effettuato. Ebbene:

Ricerca accademica Ufficiale:

La ricerca è stata condotta da tre accademici rispettabili: Professor Tony Pollard (Università di Glasgow, Archaeological Director), Dr. Bernard Wilkin (Archivi di Stato del Belgio), e Robin Schäfer (storico tedesco). Il loro studio è stato pubblicato nel Journal of Belgian History nel 2023 con il titolo “The real fate of the Waterloo fallen. The exploitation of bones in 19th century Belgium”. Were the bones of the Waterloo dead used to refine sugar? – Waterloo Uncovered +2

Fatti documentati:

  1. Mistero dei corpi mancanti: Solo DUE scheletri umani sono stati trovati sul campo di battaglia di Waterloo nonostante si stimi che circa 20.000 soldati siano morti Discovering BelgiumThe Washington Post
  2. La raffineria di zucchero: Una grande raffineria nazionale di zucchero fu costruita nel 1836 a soli 5 km dal campo di battaglia di Waterloo Waterloo sugar factory – Wikipedia
  3. Processo industriale: Il “bone char” (carbone d’ossa) era usato per filtrare e decolorare lo sciroppo di barbabietola da zucchero per produrre zucchero bianco raffinato WikipediaChemical Processing
  4. Evidenze documentali: I ricercatori hanno trovato dozzine di account contemporanei negli archivi belgi, tedeschi e francesi che documentano il commercio di ossa dal 1834 in poi Chemical ProcessingLipstick Alley

Fonti Storiche Specifiche:

Bisogna però chiarire che:

  • le ossa non furono mescolate direttamente con lo zucchero
  • le ossa erano trasformate in “bone char” (carbone d’ossa) usato come filtro per purificare lo zucchero

In conclusione

Questa storia che poteva sembrare una leggenda urbana è supportata da evidenze accademiche solide. Questa ricerca dimostra che migliaia di soldati di Waterloo probabilmente finirono davvero nell’industria alimentare europea del XIX secolo.

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