‘Totalità e Infinito’ di Emmanuel Levinas (1961)
Guarda, questo libro è uno di quelli che ti cambiano il modo di vedere il mondo, anche se devo ammettere che non è una passeggiata leggerlo! Levinas praticamente rivoluziona l’etica occidentale partendo da Husserl e Heidegger ma andando in tutt’altra direzione. Il punto centrale è il “volto dell’altro” – praticamente quando incontri qualcuno, il suo volto ti parla ancora prima che apra bocca e ti dice “non uccidere”, cioè ti ricorda che hai una responsabilità verso di lui. È un concetto bellissimo ma anche pesante, perché significa che non possiamo mai essere davvero liberi e spensierati. Il libro è nato dall’esperienza tragica della Shoah, e si sente: c’è una profondità dolorosa in ogni pagina. Lo stile è difficile, pieno di neologismi e costruzioni complesse che a volte fanno venire il mal di testa, però quando capisci il senso è illuminante. Molti filosofi contemporanei lo considerano fondamentale per ripensare l’etica in un mondo globalizzato. Una cosa che mi colpisce è come riesce a essere profondamente religioso senza essere confessionale – parla a credenti e non credenti allo stesso modo. L’impatto culturale è stato enorme: da Derrida a Bauman, tutti i grandi pensatori successivi hanno dovuto fare i conti con le sue idee. Oggi, in un’epoca di individualismo estremo, leggere Levinas è quasi terapeutico: ti ricorda che esistono gli altri e che questo non è un limite ma una ricchezza.

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