Guarda, questo qui è una figura davvero particolare, cioè. Praticamente è un frate francescano ma anche uno che ne capisce un casino di tecnologia – una combinazione che non ti aspetti, no? È nato nel 1973 a Roma e ha fatto il classico percorso religioso, ma poi si è specializzato in bioetica e teologia morale. La cosa interessante è che ha capito subito che la Chiesa doveva occuparsi di tecnologia, non solo di questioni tradizionali. È diventato prof alla Pontificia Università Gregoriana e membro della Pontificia Accademia per la Vita. Ha inventato il termine “algoretica” che è geniale: unisce algoritmi ed etica. Secondo me è uno dei pochi che riesce a parlare di tecnologia senza essere né un tecno-entusiasta né un apocalittico. Ha scritto un sacco di libri, tipo “Le macchine sapienti” e “Oracoli”, e ora è consulente del governo italiano per l’intelligenza artificiale. Ti racconto una cosa: è stato anche consigliere di Papa Francesco su questi temi. Immagina il Papa che parla di algoritmi! Ha fatto parte della commissione per l’elaborazione della strategia italiana sull’IA. È uno che riesce a spiegare concetti complicatissimi in modo semplice, senza perdere la profondità. E poi ha questa cosa del “human in the loop” che significa tenere sempre l’essere umano nel controllo. Alla fine è un tecno-ottimista critico: la tecnologia può fare bene, ma serve guidarla con saggezza. Un personaggio che mi convince molto, anche se a volte mi sembra un po’ troppo diplomatico.

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