‘Origini del Totalitarismo’ di Hannah Arendt (1951) Madonna che libro pesante questo qui. Arendt analizza come sono nati nazismo e stalinismo e ti viene la pelle d’oca. La cosa terrificante è che dimostra come il totalitarismo non sia solo dittatura: è qualcosa di completamente nuovo che distrugge tutti i legami umani. Prima isola le persone, poi le trasforma in massa manipolabile, infine le elimina fisicamente o psicologicamente. Il meccanismo è sempre lo stesso: crei il nemico (ebrei, kulaki, borghesi), poi convinci tutti che sono pericolosi, infine li elimini “per il bene comune”. La parte sull’antisemitismo è devastante: spiega come gli ebrei siano diventati capro espiatorio perfetto perché erano allo stesso tempo integrati e diversi. Ma la cosa che mi ha colpito di più è l’analisi della propaganda totalitaria: non serve che la gente ci creda, basta che non sappia più cosa credere. Confondere le carte, moltiplicare le versioni, far perdere il senso della realtà. Ti suona familiare? La Arendt aveva capito che il totalitarismo non finisce con Hitler e Stalin: può rinascere in forme nuove. Il linguaggio è difficile, da filosofa tedesca, ma il contenuto è chiarissimo. L’edizione Einaudi ha una traduzione decente. Secondo me è lettura fondamentale per capire come si può perdere la libertà anche senza accorgersene. Un libro che fa paura perché ti fa riconoscere meccanismi che vedi ancora oggi.

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