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Judicial Review in New Democracies” di Tom Ginsburg (2003)
Oddio che capolavoro de tecnicismo giuridico! No aspetta, non è che sia noioso eh, anzi. Ginsburg qui si pone una domanda interessante: come fai a creare un sistema giudiziario indipendente quando parti da zero? Tipo dopo una rivoluzione o quando cade una dittatura – tutti contenti per la libertà ritrovata, ma poi chi decide se le leggi sono giuste o sbagliate?
Il punto geniale del libro è che analizza un sacco de casi diversi: dall’Europa dell’Est dopo il comunismo, all’America Latina dopo le dittature militari, fino all’Asia. E ogni volta il problema è lo stesso: i politici vogliono giudici “amici” che non rompano troppo le scatole, ma se ci riescono poi addio democrazia.
La soluzione che propone – tribunali specializzati per i reati politici – mi sembra interessante anche se complicata da realizzare. Chi li nomina? Come li proteggi dalle pressioni? E soprattutto, la gente si fiderebbe? Perché alla fine, se i cittadini non credono che i giudici siano imparziali, tutto il castello crolla come un soufflé.
Boh non so voi ma quando l’ho letto mi è venuto in mente l’Italia degli anni ’90 – anche noi eravamo una “nuova democrazia” dopo Tangentopoli, e guarda che casino è venuto fuori con il rapporto tra magistratura e politica! Forse se avessimo letto Ginsburg prima…

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