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Allora, Frank Pasquale è un giurista americano che insegna alla Brooklyn Law School ed è diventato famoso per i suoi studi sui “big data” e gli algoritmi. È nato nel 1974 e ha fatto carriera nell’università americana, specializzandosi in diritto della salute e tecnologia. Il suo libro “The Black Box Society” del 2015 è stato una bomba perché è stato uno dei primi a denunciare l’opacità degli algoritmi. Praticamente ha detto quello che tutti pensavano ma nessuno aveva il coraggio di dire: che viviamo governati da sistemi che non capiamo. È un tipo molto critico verso le big tech, ma non in modo ideologico. Usa sempre esempi concreti, casi giudiziari, dati empirici. Ha lavorato tanto sul tema della medicina digitale e su come gli algoritmi possano discriminare in campo sanitario. Una cosa che mi piace di lui è che non si limita a criticare, propone anche soluzioni: più trasparenza, regolamentazione, accountability. Ha influenzato molto il dibattito americano ed europeo sulla governance algoritmica. È anche molto attivo sui social, dove condivide ricerche e commenta l’attualità tecnologica. Secondo me è uno dei pensatori più lucidi su questi temi, anche se a volte mi sembra un po’ pessimista. Ma forse ha ragioni per esserlo, visto quello che studia tutto il giorno. È sposato e ha figli, e spesso dice che questo lo motiva ancora di più a lottare per un futuro digitale più umano.

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