Allora, Steven Levitsky… guarda, non è che sia famoso come Trump, ma nel mondo accademico è una star. Nato nel 1968, è un politologo di Harvard che studia le democrazie e come fanno a morire – allegro, vero?
Non sono sicurissimo ma mi pare che sia cresciuto in una famiglia di intellettuali, il classico ambiente dove a cena si discute di politica invece che di calcio. Ha studiato a Stanford e poi ha fatto il dottorato a Berkeley – praticamente il percorso tipico dell’intellettuale liberal americano.
La cosa che mi piace di lui è che non scrive solo per altri professori. Il suo libro “How Democracies Die” (scritto con Daniel Ziblatt) è diventato un bestseller perché spiega in modo chiaro come le democrazie non muoiono più con i colpi di stato militari, ma vengono uccise piano piano dall’interno. Tipo quando i politici iniziano a ignorare le regole non scritte, a delegittimare gli avversari, a controllare i media…
Mi ricordo quando l’ho letto, continuavo a pensare “cazzo, sta descrivendo esattamente quello che succede in giro per il mondo”. Lui fa molti esempi: Venezuela, Turchia, Ungheria… paesi dove formalmente c’è ancora la democrazia ma in realtà è tutto controllato.
A proposito, sai che ha studiato molto l’America Latina? È partito da lì per capire i meccanismi del declino democratico. Un po’ come quelli che studiano i virus in laboratorio per capire come funzionano le pandemie. Ok, paragone infelice forse.
Secondo me è uno di quei professori che vorrei avere – sa spiegare cose complesse in modo semplice senza fare il saccente. Anche se a volte mi sembra un po’ troppo pessimista. Cioè, ok le democrazie sono in crisi, ma magari non è tutto così nero come lo dipinge lui. O forse sì? Boh, leggilo e poi mi dici.

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