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Senti, Alexis de Tocqueville… boh, non so perché ma ogni volta che ne parlo mi viene in mente mio zio . No, aspetta, non è che sia scemo eh, è che entrambi avevano questa mania di voler capire tutto, di fare un sacco di domande che infastidivano pure.
Alexis nasce nel 1805, famiglia nobile, ma non quella nobiltà da favola che ti immagini tu. I suoi nonni li avevano ammazzati durante la Rivoluzione, proprio così, ghigliottina bella e buona. E i suoi genitori… cavolo, si erano salvati per un pelo. Ti rendi conto che roba? Io se fossi nato in una famiglia così, probabilmente mi sarei fatto venire l’esaurimento solo a sentir parlare di politica.
E invece questo qui… ma va là, decide che vuole andare in America a studiare la democrazia. Ma dai, Alexis, hai voglia di farti del male? Nel 1831 riesce a farsi mandare dal governo francese, ufficialmente per le prigioni. Prigioni un cavolo, lui voleva vedere come funzionava quella cosa strana che chiamavano democrazia americana.
Ti giuro, lo immagino sempre con quel suo cappotto scuro – perché erano tutti eleganti all’epoca, non come noi che andiamo in giro in tuta – che gira per l’America facendo domande a tutti. “Scusi, ma come mai votate così?”, “Ma questa cosa dell’uguaglianza, come funziona?”. Sicuramente l’avranno preso per matto qualche volta.
E poi torna a casa e scrive “La democrazia in America”. Che libro! Ancora oggi, se lo leggi, ti viene da pensare: ma questo tipo aveva la palla di cristallo o cosa? Parlava di cose che sono successe cent’anni dopo. La “tirannia della maggioranza”… beh, oggi con internet la vediamo tutti i giorni, no?
Però la cosa che mi colpisce di più di de Tocqueville è che non era uno di quelli che si lamentano sempre del presente rimpiangendo il passato. Anzi, aveva capito che il mondo stava cambiando e basta, che non serviva a niente piangere sui tempi andati. Meglio cercare di capire dove si stava andando.
Ha scritto anche “L’Antico regime e la rivoluzione”, dove praticamente dice: “Guardate che la Rivoluzione francese non è spuntata fuori dal nulla, c’erano delle ragioni precise”. Roba che sembra ovvia detta così, ma all’epoca non lo era per niente.
È morto giovane, 54 anni, tubercolosi. Una malattia bastarda che se la portava dietro da tempo. Ma quello che aveva scritto… ecco, quello è rimasto.


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