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Pierre Manent (1949-): Filosofo politico francese, allievo di Raymond Aron. Esperto del pensiero liberale, autore di “Tocqueville e la natura della democrazia” (1982).

Pierre Manent: Il Filosofo che Non Ha Mai Smesso di Fare Domande Scomode
Allora, Pierre Manent… questo qui nasce nel 1949, e già ti dico subito una cosa che mi ha sempre colpito: è uno di quei tipi che quando parla ti viene voglia di prendere appunti, anche se stai solo bevendo un caffè insieme a lui.
Figlio degli anni Sessanta, Pierre cresce in pieno boom del ’68 francese. Ma mentre tutti i suoi coetanei facevano la rivoluzione e gridavano slogan, lui aveva già capito che la faccenda era più complicata di come la raccontavano. Si iscrive all’École Normale Supérieure – quella scuola che in Francia è tipo il santo graal per chi vuole fare l’intellettuale – e lì incontra Raymond Aron.
E qui succede una cosa interessante. Aron era praticamente l’anti-Sartre dell’epoca: mentre Jean-Paul Sartre era tutto preso dal marxismo e dalle rivoluzioni, Aron diceva “aspetta un momento, ragioniamoci sopra”. Manent diventa suo allievo, e ti assicuro che non era una cosa scontata negli anni Settanta essere allievo di uno come Aron in Francia.
Nel 1982 Pierre pubblica “Tocqueville e la natura della democrazia”, e già dal titolo capisci che non è uno che si accontenta delle risposte facili. Mentre tutti studiavano Marx o Foucault, lui si mette a sezionare de Tocqueville come un chirurgo. Ma non per fare l’originale, eh. Aveva capito che per capire la democrazia moderna dovevi partire da chi l’aveva vista nascere con occhi lucidi.
La cosa che mi ha sempre affascinato di Manent è che non è mai stato politically correct. Negli anni Novanta, quando era di moda dire che le nazioni erano superate, lui scriveva che invece erano ancora fondamentali. Quando tutti dicevano che l’Europa unita era il futuro, lui faceva notare che forse stavamo perdendo qualcosa per strada.
E poi c’è la questione dell’Islam in Europa. Pierre non è uno che gira intorno ai problemi. Nel 2016 pubblica “Situation de la France”, dove praticamente dice: “Guardate che dobbiamo parlare seriamente di integrazione, non possiamo far finta che non esistano problemi”. Apriti cielo! L’hanno attaccato da tutte le parti, ma lui, imperturbabile, continua a ragionare invece di fare prediche.
Adesso ha 75 anni e insegna ancora all’École des Hautes Études en Sciences Sociales. Lo immagino sempre con quella sua aria un po’ annoiata – non annoiata nel senso che si annoia, ma annoiata nel senso che ha sentito troppe volte le stesse banalità ripetute da persone che non ci pensano sopra abbastanza.
La verità è che Manent è uno di quelli che ti obbliga a pensare, anche quando non ne hai voglia. È scomodo, fa domande che vorresti evitare. Ma probabilmente è proprio per questo che vale la pena leggerlo.

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